Storia della scuola dell'infanzia

 

 

 

 

 

 
   

Se la mia storia, in quanto istituzione statale, in Italia, ha ufficialmente inizio il 18 marzo 1968, andando indietro nel tempo è possibile scoprire che attraverso una lunga evoluzione storica  si sono delineate le condizioni necessarie  alla mia nascita…..

Ripercorriamo alcune tappe fondamentali

Solo a partire dagli inizi del XIX secolo, la pedagogia comincia ad occuparsi della progettazione di istituzioni educative per bambini in età prescolare. Anche se già Platone, nelle “Leggi”, aveva tratteggiato una specie di giardino d’infanzia, in cui i bimbi di entrambi i sessi trascorressero i primi anni, giocando e ascoltando fiabe opportunamente scelte.

Le prime strutture di questo tipo vengono create intenzionalmente durante la Rivoluzione industriale, con finalità assistenziali, a favore di quei bambini poveri sempre più abbandonati a se stessi, a causa della grande quantità di manodopera femminile impiegata nelle nuove attività: significativamente, tali luoghi vengono indicati con espressioni quali “sala di custodia” o “asilo”, e sono spesso locali sovraffollati, ben poco attrezzati ed areati, gestiti da personale privo di preparazione.

Pian piano, tuttavia, in Francia, Germania ed Inghilterra, alcune iniziative conoscono nuovi spessori e significativi risultati, precisandosi in due direzioni, quelle del “giardino d’infanzia” e della “scuola materna”.

Fra i primi pionieri, ricordiamo anzitutto Robert Owen che, all’interno del suo utopistico progetto di riforma dell’industria, in Scozia, prevede anche una scuola per i piccoli, suddivisa in un “nido” per bambini da uno a tre anni e in una “sala di studio prescolastico”, per quelli fra i quattro e i sei. Sulla scorta dei brillanti risultati ottenuti, già nel 1825, a Londra, viene fondata una società per le infant’s schools, che sorgeranno in numerose zone dell’Inghilterra.

 

 

Un altro momento centrale nella storia della scuola materna è rappresentato dal cosiddetto  “Giardino generale tedesco dell’infanzia”, concepito nel 1839 da Friedrich Frobel.  Un “giardino” in cui il fanciullo corrisponde alla “pianta” e la maestra al “giardiniere”, che deve educare nel pieno rispetto della libertà, limitandosi a proteggere e vigilare, senza imporre modelli e ritmi. Attività fondamentale, il gioco, filosoficamente visto come sintesi tra “intuizione estetica” e “creatività”, due “strutture” essenziali dell’essere umano, da proteggere e potenziare soprattutto nell’infanzia.

 

In Italia, il “profeta” della nuova istituzione è Ferrante Aporti, che utilizza gli asili (il primo, del 1829, a Cremona, è a pagamento; il secondo, di due anni successivo, è per i bimbi poveri) per fornire i rudimenti del leggere – scrivere e far di conto anche a coloro che, costretti a lavorare in tenera età, non potranno frequentare le Elementari.

Intrecciandosi anche con la diffusione degli ideali liberali e democratici, la scuola materna si afferma lentamente anche nella nostra penisola: dopo quelle cremonesi, ne sorgono in Toscana, nel Lombardo – Veneto, nel Regno di Sardegna, a Parma e Piacenza. Dopo la metà del secolo, con la diffusione del frobelismo, si diffondono i giardini d’infanzia: il primo viene aperto nel 1859 a Venezia, ad opera del professore polacco Adolfo Pick e di Adele Levi della Vida.

Anche gli uomini politici cominciano ad occuparsi della questione: in particolare, il ministro Coppino, nel 1885, promuove l’istituzione di giardini d’infanzia di tirocinio presso le scuole normali. Ma non ci sono ancora leggi capaci di sancirne l’obbligatorietà, e le condizioni in cui le scuole per l’infanzia sono costrette ad operare sono estremamente precarie: di qui, la necessità di radicali rinnovamenti, dei quali saranno protagonisti, in Italia, personaggi del calibro di Rosa e Carolina Agazzi e Maria Montessori.

 

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----- .. ..... I miei primi 40 anni..............-------------

 

 

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Nella speciale ricorrenza  del mio 4O° compleanno   il mio pensiero vola fino a colui che a tutti gli effetti può essere considerato il mio papà;  ovviamente mi riferisco all’allora ministro della pubblica istruzione Luigi Gui  dalla cui proposta al governo, scaturisce la legge 444/1968 che ha decretato la mia nascita

Da quel giorno molte cose sono cambiate...

 

   

Le buone esperienze dalla scuola materna in questi lunghi decenni si sono sviluppate prima attraverso la pratica degli Orientamenti del 1969, dove si riconosceva l’esigenza fondamentale di non “soverchiare” le capacità del bambino utilizzando le forme più progredite della didattica per sollecitarne lo sviluppo, ma che risentiva molto del carattere materno e familiare  che da sempre aveva connotato questa scuola.

E’ solo con gli Orientamenti del 1991 che alle bambine e ai bambini vengono riconosciuti ”i diritti inalienabili - sanciti anche, dalla nostra Costituzione e da dichiarazioni e convenzioni internazionali - all'educazione, al rispetto dell'identità individuale, etnica, linguistica, religiosa, sui quali si fonda la promozione di una nuova qualità della vita intesa come grande finalità educativa del tempo presente”

 

La legge n. 53. 28 marzo 2003 definisce le nuove norme generali sull'istruzione, le "Indicazioni nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle Scuole dell’infanzia" e le "Raccomandazioni per l'attuazione delle Indicazioni nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle Scuole dell'infanzia“( L. Moratti, ministro della Pubblica Istruzione)

 

Con il D.M. del 31 luglio 2007 sono emanate "Le nuove Indicazioni per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione" (G. Fioroni, ministro della Pubblica Istruzione)

 

Oggi la “scuola dell’infanzia” rappresenta la punta di diamante della scuola italiana: concorre all’educazione armonica ed integrale del bambino, contribuendo al rafforzamento della sua “identità personale”, della sua “autonomia”, delle sue “competenze” nonché allo sviluppo di un primo senso di “cittadinanza”
Un ambiente educativo importante, che deve rispettare ritmi, capacità, differenze ed identità di ciascuna persona
A tal fine, risultano fondamentali l’attenzione, la disponibilità e la competenza dei docenti, ma anche la partecipazione e il coinvolgimento della famiglia, che deve vivere la scuola dell’infanzia come luogo di incontro e crescita per bimbi ed adulti.
Un ambiente che necessita di “cure” appropriate anche da un punto di vista strutturale, per mettere i piccoli nelle condizioni migliori per “gustare” appieno la loro prima esperienza “scolastica”.
Questi primi quarant’anni sono un anniversario importante per chi, ha messo al centro della propria iniziativa i diritti, primi fra tutti quelli delle bambine e dei bambini ad avere una scuola di qualità