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La signora Gordon

di Martina Meaolo


Era cominciato l’inverno. E Tom si era appena trasferito nella nuova casa in campagna, insieme alla sua famiglia. Era abituato a vivere in città, con il frastuono delle auto e lo schiamazzo della gente. Aveva da poco compiuto 7 anni ed i suoi genitori avevano deciso di farlo crescere in un ambiente più tranquillo e più a contatto con la natura. Tom era in camera sua, guardava fuori dalla finestra che affacciava nel giardino dei vicini che ancora non aveva conosciuto. “E’ tutta la mattina che piove!” pensò. All’improvviso vide qualcosa muoversi tra le piante dei Gordon, era così che si chiamavano i vicini. Si avvicinò per cercare di capire cosa fosse, quando vide…. “Boo!” urlò la sorella spalancando la porta della sua camera.Tom sobbalzò e si infuriò. “Lucy! Ma cosa ti passa per la testa?” disse lui. Lucy cominciò a ridere e non riusciva più a smettere.



 

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Era la sua sorellona, aveva 13 anni e adorava fare scherzi di questo genere. “Andiamo Tom, volevo solo giocare!” disse lei con tono compiaciuto. “Ma non sei divertente!” imbronciò Tom. “Ti chiedo scusa, non volevo spaventarti in questo modo” lo implorò Lucy. “Ma dimmi un po’, cos’è che stavi osservando lì fuori?” anche lei si avvicinò alla finestra per vedere cosa ci fosse di tanto interessante. “Niente…” disse lui. “Pensavo che ancora non abbiamo conosciuto i nostri vicini e mi chiedevo che tipi fossero… Poi ho visto qualcosa muoversi tra le piante… E sei arrivata tu!” “E’ da 2 giorni che siamo arrivati e, a pensarci bene, anche io non li ho ancora visti” confermò Lucy. “Se ti va, oggi possiamo andare da loro a presentarci.” Propose lei. “Ottima idea!” accettò Tom. Erano le 4 di pomeriggio, e come ogni sabato, Tom avrebbe voluto invitare qualche amichetto a casa sua per giocare ai videogiochi. Ma purtroppo ancora non aveva fatto amicizia con nessuno. Era seduto in salotto a guardare passivamente la tv mentre aspettava sua sorella. “Eccomi! Sono pronta!” disse a voce alta Lucy. “Mamma, papà, noi andiamo!” Dissero in coro i ragazzi. I genitori erano troppo impegnati a giocare a scarabeo, che si limitarono a rispondere solamente “Va bene, ma fate attenzione”. Aveva smesso di piovere e l’aria era decisamente fredda. Erano sempre più vicini alla casa dei Gordon, e prima di suonare la osservarono. Era piuttosto mal ridotta, c’erano crepe sparse in qua e in là sulle pareti, il giardino non curato ed una vecchia auto parcheggiata vicino alla porta del garage. Sembrava una casa abbandonata. I due ragazzi si guardarono e si diressero verso la porta d’ingresso. Lucy suonò il campanello. “Ahi!” Avvertì una lieve scossa elettrica. “Tutto ok?” Chiese Tom. Lucy annuì. Questa volta bussò alla porta. Nessuna risposta. Bussò ancora una volta, poi disse: “Salve, siamo Lucy e Tom Levington, i vostri nuovi vicini. Siamo passati per un saluto.” “Torniamo a casa Lucy, non c’è nessuno!” Disse Tom, annoiato. I due si voltarono, quando d’un tratto sentirono il cigolio della porta aprirsi alle loro spalle. Si fermarono di colpo e tornarono a guardare la casa. La porta era leggermente aperta, ma non ci furono altri suoni. Lucy andò avanti, camminando lentamente e silenziosamente. Tom la imitò. La ragazza appoggiò la mano sulla maniglia della porta, quando… MIAO! Un gatto nero uscì dalla casa correndo il più veloce possibile. “Guai a te se non dai la caccia a quei topi!” Disse una vecchietta uscendo di casa con una scopa tra le mani. “Lucy adiamo via!” Disse Tom sussurrando. “Ciao ragazzi! Scusate se non vi ho aperto prima, ma ero alle prese con quel brutto gattaccio che non mi ascolta mai! Io sono Linda Gordon. Accomodatevi!” A guardarla bene aveva la faccia simpatica, era un po’ grassoccia ed indossava un lungo abito a fiori scucito nei bordi ed un grembiule bianco tutto impasticciato di farina e chissà cos’altro. Tom e Lucy entrarono in casa. Era buia e c’era un cattivo odore ovunque. Divani e mobili impolverati, pareti ammuffite e pavimenti appiccicaticci. “Beh, noi siamo Lucy e Tom Levington.” Ribadì Lucy. “Volevamo solamente presentarci… Ora però dobbiamo tornare a casa.” Tentava di andare via. “Cara Lucy, ma siete appena arrivati. Restate con me ancora un po’, mi sento tanto sola.” Disse Linda con espressione triste. I ragazzini tirarono un lungo sospiro e alla fine accettarono. La signora Gordon li condusse in cucina, offrì loro del tè caldo e dei biscotti appena sfornati. Non avrebbero voluto accettare, ma quel profumino era davvero invitante. “Questi biscotti sono davvero squisiti signora Gordon!” Le sorrise Lucy. “Sono contenta che vi siano piaciuti, vorrei regalarvene degli altri, ma non credo riuscirete a portarli a casa”. Disse Linda. “In che senso?” Chiesero insieme i due ragazzi. “Nel giro di qualche secondo sarete così piccini che un solo biscotto vi sembrerà pesante come un mattone!” Affermò la vecchietta, che cominciò a ridere di buon gusto. Lucy si alzò di scatto. “Forza Tom, è meglio tornare a casa ora!” Cercò di afferrargli un braccio, quando notò che le sue mani stavano prendendo una strana forma. Gli sembrava che girava tutto intorno a loro, sempre più veloce, sempre più veloce, quando finirono per cadere in terra. Lucy e Tom si risvegliarono. La prima cosa che videro era un grosso, anzi, un gigante gatto nero che li fissava con attenzione. Volevano dire qualcosa, ma dalle loro bocche uscirono soltanto degli squittii come se fossero dei topi. Lucy e Tom erano diventati dei topini, e forse sarebbero diventati la cena di quel grosso gatto nero. “Brutto gattaccio, guarda cosa ti ho regalato!” Disse la vecchietta. “Adesso sbarazzatene!” I due topini cominciarono a correre cercando di sfuggire a quella bestia. Cercavano di nascondersi ovunque, dove il gatto non sarebbe arrivato. Ma dovevano essere fuori quella casa all’istante. Notarono che la porta d’ingresso non era ben chiusa. In pochissimo tempo furono fuori, nascondendosi nelle erbacce del giardino di Linda. Il gatto li seguì fino ad un certo punto, poi per fortuna fu distratto da qualcosa di più interessante per lui. Tom cominciò a piangere. Era disperato. “Ehi, stai tranquillo! Vedrai che risolveremo tutto! Ci dovrà essere una soluzione.” Disse Lucy al suo fratellino. “Devo ammettere che anche da topino sei adorabile” continuò lei. “Voglio tornare a casa subito.” Piagnucolò Tom. Con passettini veloci si diressero verso casa e riuscirono ad intrufolarsi. Speravano che i genitori li avrebbero riconosciuti, quando… “Aaahhh!!! Un topo!! Due Topi!!!” Urlò la madre. “Cosa succede?” arrivò di corsa il padre. I due topini erano fermi, dovevano far capire cos’era successo. “Emily vai in camera da letto, ci penso io a loro.” Disse Mike. “Come non detto Tom! Al mio via corri!” Disse Lucy. Il padre afferrò una scopa, intento a scacciarli. “Via!” Urlò Lucy. Così ebbe inizio l’inseguimento. In cucina, in soggiorno, su nelle camere da letto, ancora giù in cucina, e andò avanti così per un bel po’. La mamma arrivò in soccorso e li bloccò in un angolo. “Mike, al mio via gli tiriamo un colpo. 3…2…1… VIA!” “Aaahhh!!” Urlò Tom. Aprì gli occhi e si ritrovò nel suo letto, nella sua camera, della sua vecchia casa in città. Lucy arrivò di corsa. “Ehi fratellino! Che succede?” “Ma… ma dove siamo?” Chiese Tom incredulo, guardandosi intorno. “Mmmm… Terra chiama Tom, Terra chiama Tom! Siamo a casa nostra e tu devi aver fatto un brutto sogno!” disse Lucy divertita. “Forza dormiglione, andiamo a fare colazione. La nostra nuova vicina ci ha appena portato dei biscotti che sembrano deliziosi!!” continuò lei. Nella mente di Tom invece comparivano alcune immagini di quel suo incubo. “Vicina… biscotti.” Pensò a voce alta. “Esatto, e se non fai presto si freddano!” “Ma chi è la nostra nuova vicina?” chiese Tom mentre scendevano giù in cucina. “Ti piacerà” disse Lucy. “E’ simpatica, un po’ grassoccia e se ricordo bene si chiama Linda Gordon. Vieni a vedere, è arrivata con quell’auto da molto lontano.” Disse Lucy indicandola dalla finestra. “Buffa vero?” Tom rimase immobile, non poteva crederci. “Non è possibile!” Disse. “Non può essere vero!”

 

 

 

 

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